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alexander langer

Politica Luglio 27, 2015

Ma chi sono i veri moderati?

Alex Langer non voleva permettere l’usurpazione del termine “conservazione” da parte di chi lo intende unicamente come conservazione di posti, privilegi, rendite di posizione. La conservazione, secondo lui, fa parte della saggezza di un popolo, che vale molto più di ogni tecnocrazia.

Leggo oggi su Repubblica che secondo Pierferdy Casini i moderati non hanno scelta, devono votare Renzi (su questo non ho dubbi, casomai il problema è chi dovranno votare gli ormai moltissimi ex-elettori del Pd).

Ma anch’io, come Alex, non vorrei permettere l’usurpazione del termine “moderazione” da parte di chi la intende unicamente come placido mantenimento dello status quo pro domo sua -con alcuni peggiorativi e non poche ferocie, vedi Grecia-, e mi scuso per i latinismi e i grecismi.

Ditemi voi: è moderato chi intende trivellare il Mare Jonio? è moderato chi ignora i temi ambientali e fa finta di non vedere i drammatici mutamenti climatici in corso? è moderato chi lascia in pace gli evasori, e dice -ancora!- di voler tagliare l’Imu, salvo farci spendere quei soldi in ticket e medicine, visti i piani sulla sanità? è moderato chi non pesta mai i piedi a pochi per considerare l’interesse dei molti? è moderato chi diminuisce le tutele dei lavoratori e pensa al sindacato unico, possibilmente giallo? è moderato chi non considera con compassione le cittadine e i cittadini, e consente che siano privati di elementari diritti, come quello a vedere tutelati i propri legami affettivi o quello di non morire di aborto? è moderato chi dal punto dei diritti tiene questo Paese mille miglia lontano dagli standard europei? è moderato chi pensa alle donne come sostitute del welfare e le inchioda a un’esistenza penosa e ingiusta, volendole perfino pensionare prima così badano ai nipotini? è moderato chi mette in scena il blairismo molto oltre la data di scadenza? è moderato chi si presenta come un giovane scattante e smart con un programma di riforme, e nel giro di pochi mesi si ritrasforma nel pingue democristiano che è sempre stato, realizzando tutt’altro programma?

Moderato, come lo intendo io, è chi, langerianamente “pianta la carità nella politica”. Di carità ne vedo molto poca.

personaggi, Politica Marzo 20, 2014

Si fa presto a dire Langer

Sentire dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi pronunciare il nome di Alex Langer nel corso del suo discorso di ieri -in qualche modo solenne- alla Camera, ha fatto sobbalzare chi, come me, avendolo conosciuto e amato, lo custodisce nel tabernacolo del suo cuore, sorgente inesauribile di pensiero politico e di speranza: perché il suo lavoro di Hoff-nungsträger (portatore di speranza) non si è certo esaurito con la sua scomparsa nel 1995.

“Ho trovato una frase” ha detto Matteo Renzi “e partirei da questo, di un grande europeista italiano, risale a 19 anni fa, era il momento in cui la Commissione di Jacques Santer si presentò al Parlamento europeo, forse la prima volta in cui il Parlamento europeo giovò un ruolo anche significativo. Era Alex Langer che diceva queste parole: «stiamo costruendo un’Europa di spostati e velocizzati, dove si smistano sempre più merci, persone, pacchetti azionari, ma si vuotano di vivibilità le città e le regioni». Perché voglio partire da Alex Langer e da quel 1995, peraltro tragico? Peraltro tragico per lui e anche per l’Europa, il 1995 ricordiamo è l’anno di Srebrenica, è l’anno dei caschi blu olandesi, è l’anno del fallimento delle politiche istituzionali o, meglio delle istituzioni rispetto alla politica. Perché sono partito di lì? Sono partito di lì per dire che il rischio di una deriva tecnocratica e burocratica europea è un rischio che non avverte questo Parlamento o questo Governo perché c’è stata la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, ma è un rischio che è dentro, insito nell’animo e nel cuore di chi da anni si batte per un’Unione europea degna di questo nome”.

E’ la prima volta che un Presidente del Consiglio italiano parla di Alex -Walter Veltroni, da segretario del Pd, nel discorso al Lingotto lo inserì nel suo Pantheon-. E a noi che, pur avendo condiviso un pezzo di strada con lui, lo facciamo di rado e con tanta cautela, sempre con senso di inadeguatezza, spaventati dall’idea di non essere in grado di rappresentare pienamente quello che Alex è stato, ha detto e pensato, questa cosa fa uno strano effetto.

Perché si fa presto a dire Langer. Dire Langer e portarlo nella propria politica comporta l’impegno a un cambio radicale di paradigma: è questo l’essenziale della sua luminosa profezia. Ma può anche essere che siamo finalmente pronti ad assumerla e a darle corpo: lui per primo ci avrebbe invitati ad avere fiducia. E allora qui, riproducendo alcuni suoi pensieri, provo a raccontare chi era Alex.

Una delle “urgenti ragioni per ripensare a fondo la questione dello sviluppo… è la perdita di qualità di vita e di autonomia delle persone e delle comunità, anche nelle fortezze dello sviluppo”.

“Una scelta di espansione … è una scelta di riarmo. Una scelta di contrazione è una scelta di disarmo”.

“Di fronte alla malferma salute della biosfera, le scelte che fanno bene al pianeta sono per forza di cose anche scelte che fanno bene a noi stessi… (è) sacro egoismo tra i meglio investiti”.

“Dalla faticosa lotta degli uomini contro la natura siamo passati a una situazione in cui quasi la natura non ce la fa più a difendersi dall’uomo”.

Esiste unimpatto generazionale di tutto ciò che noi facciamo, sia a livello macrosociale che micro sociale”. Si tratta di perdersi per ritrovarsi… Se non si trovano nel presente (per esempio nel rapporto di amore) sufficienti ragioni per volere un futuro, non vi potrà essere nessuna astratta ragione, nessun rapporto del Club of Rome o delle Nazioni Unite”.

Il piccolo potere è il potere del “consumatore”… Qualcuno dovrà pur cominciare, e indicare e vivere un privilegio diverso da quello della ricchezza e dei consumi: il privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria”.

In questa puntata di “La storia siamo noi” -alla quale ho preso parte- si racconta di lui.

ambiente, economics, esperienze, Politica Novembre 19, 2012

Siamo molto ma molto meglio dei nostri politici

Renato Guttuso, Contadini al lavoro

Prova del nove del fatto che il Paese reale è molto ma molto ma molto meglio della sua classe dirigente, il sondaggio pubblicato stamattina dal Corriere -e che, lo dico al direttore Ferruccio De Bortoli, io avrei sbattuto in prima, e non a pagina 21-: per 9 italiani su 10 arte, ambiente e agricoltura saranno il motore della nostra ripartenza, il cuore del modello italiano di sviluppo, la vera possibilità di crescere e creare occupazione.

Per più del 90 per cento degli intervistati questi settori “potrebbero rivelarsi fondamentali per la ripresa e invece sono ingiustamente trascurati“. Hanno ragione.

Questa mancanza di visione e di slancio costituisce il vero grande limite dell’esperienza Monti, troppo ripiegata sul qui e ora, su un iperrealismo finanziario senza prospettive, per salvaguardare interessi che non sono certo quelli della maggioranza dei cittadini, su un ragionierismo asfittico che non sta ci sta portando da nessuna parte.

Come diceva tanti anni fa Alexander Langer, il buon senso di un popolo vale ben più di qualunque espertocrazia: notazione perfetta per raccontare quello che capita oggi.

Sono anche commossa perché combatto per questa visione da tanto tempo, nel mio ultimo libro ne ho parlato diffusamente, e sono sicura che presto sarà il nostro mainstream.

A patto di mandare al governo una classe politica che sia non dico meglio, ma almeno all’altezza di noi cittadini, che sappia favorire processi già in atto: è questo il compito principale della politica.

Dobbiamo lottare tutt* per questo.

 

Politica Dicembre 12, 2008

IL NEMICO CHE E’ IN NOI

l'urlo di homer

l'urlo di homer

Intanto qui, mentre sotto continuiamo a discutere di forme della politica o di post-democrazia, come preferite, vi ripropongo per un esercizio spirituale contro la parte distruttiva di noi stessi le buone parole di Slavoj Zizek, riferite all’errore dei cinici e degli scettici. E le dedico al mio angelo custode Alexander Langer:

“L’elezione di Obama ha suscitato tanto entusiasmo non perché si è verificata, contro ogni probabilità, ma perché ha dimostrato che poteva succedere davvero. Lo stesso discorso vale per tutti o grandi momenti di rottura della storia, tra cui la caduta del muro di Berlino: tutti sapevamo quanto erano corrotti e inefficienti i regimi comunisti, ma nessuno riusciva a immaginare che potessero crollare. Eravamo vittime del pragmatismo dei cinici… Ricordate quando Gorbaciov lanciò gli slogan della glasnost e della perestrojka? Non importa quanto ci credesse veramente, il punto è che scatenò una valanga che avrebbe cambiato il mondo. Le parole non sono mai solo parole: hanno un gran peso e definiscono i confini entro cui possiamo muoverci. Obama ha già dimostrato una straordinaria capacità di spostare in avanti i limiti di quello che si può dire… Qualunque cosa succeda, Obama rimarrà un segno di speranza in tempi per altri versi bui: la dimostrazione che i cinici e i realisti, di destra o di sinistra, non sempre hanno ragione”.