La ministra della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini è ancora abbastanza giovane da conservare certamente un ricordo vivo del suo liceo, che non corrisponderà di certo alla retorica smaltata espressa nelle tracce per i temi di maturità. Più che l’orribile gaffe su Montale e quella sul Galata morente, cose che meriterebbero dei ricorsi, e non è escluso che ve ne saranno, mesi e mesi di commissioni al lavoro senza che nessuno si accorgesse degli imbarazzanti svarioni, colpisce la lontananza tra la realtà della scuola  e la rappresentazione che ne viene data nella circostanza della maturità, come se i professori incaricati di selezionare le “tracce” avessero più a cuore l’esibizione delle loro frustrate competenze – e che competenze!- più che la serena valutazione degli studenti giunti al termine del loro corso di studi.

Certamente la ministra  comincerà di qui ad applicare quel criterio meritocratico a cui dichiara di ispirarsi, levandosi di torno certi burocrati incapaci. Ma già che c’è, non varrebbe la pena di riconsiderare tutta quanta  la questione,  aggiornando, riformando o eliminando tout court  l’esame di maturità, la cui unica funzione certa  è  quella di garantirci materia per incubi ricorrenti anche in età ben più che matura?

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