A Milano, per decisione della giunta, un pezzo dei 6 milioni del “fondo anticrisi” andrà in aiuto ai nuclei familiari in difficoltà, intendendo per famiglie sia gli sposati sia i coabitanti “con vincolo affettivo”, senza precisare se questi coabitanti siano di sesso diverso o uguale. Insomma, anche le famiglie gay potranno usufruirne.

Bagarre! A parte quella dell’opposizione, come da copione, che butta giù con nonchalance una prima pagina come quella di Il Giornale di ieri, “A noi Schettino, a voi Auschwitz”, Gesù, mi ripugna perfino scriverlo, ma sulla “sacralità della famiglia” no-no, non transige, si inalberano anche alcuni consiglieri del Pd.

Per la precisione la bizzarra capogruppo Carmela Rozza, che non perde occasione per manifestare la sua notevole eterogeneità e una cultura di riferimento che si distanzia notevolmente dai quei quattro principi quattro assodati della cultura democratica: in campagna elettorale per raccattare un po’ di voti aveva definito “discarica sociale” la zona di via Padova, a suo dire “invasa” dai rom. E ora si agita sulle coppie di fatto, definendo la decisione della giunta un errore politico e chiedendo un ampio dibattito in consiglio comunale (ne ha fatte anche altre, sulla commissione antimafia, ma lasciamo stare). Domanda: gliel’ha ordinato il medico di essere del Pd? altra domanda: al gruppo consiliare Pd lo stesso medico ha forse ordinato una capogruppo pseudoleghista?

Con mia viva sorpresa, si inalbera anche la consigliera Marilisa D’Amico, anche lei non cattolica, professora di Diritto Costituzionale: pure lei parla di “fuga in avanti” della giunta e vuole il dibattito.

Ma quale dibattito? Una di quelle estenuanti e retoriche disfide verbali con coda notturna tra rappresentanti dei “cattolici” e “cultura laica”? E io che sono laica e cristiana e femminista e casalinga e blogger e yogini e scrittrice ed eterosessuale e con un sacco di amiche e amici gay come mi devo vestire? Ma in quale mondo vivono?

Io non conosco un cattolico, dicasi uno, ma nemmeno un prevosto o un sacrestano che di fronte alla necessità di dare un aiuto a qualcuno che non ce la sta facendo si domandi “ma con chi va a letto?”.

La sensazione è che qui si difendano i propri ruoli, più che gli interessi veri dei cittadini.

 

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