Troppi conflitti, troppi muro-contro-muro, troppi veleni, anche dentro ai singoli schieramenti politici. Troppa fatica quotidiana, troppa insicurezza. Troppa piazza, come quella dei parlamentari Pdl che “occupano” la scalinata di Palazzo di Giustizia a Milano. Troppo odio. Troppo potere, troppi privilegi a rischio. Troppi soldi che rischiano di scivolare dalle dita. Troppa leggerezza, da parte dei veterani della politica, che continuano a guardare la realtà con le lenti di sempre, e non hanno capito per tempo che gli occhiali vanno cambiati. Troppi scandali, troppa corruzione. Troppi ricatti. Troppa roba sotto traccia che rischia di venire a galla e fare saltare un banco già precario. Troppa rabbia.

Troppa paura: e ognuno ha le sue. Le paure dei cittadini, per 3/4 sulla soglia di povertà o già abbondantemente oltre. Le paure dei vecchi politici, di fronte alla prospettiva di uscire di scena. Quelle dei nuovi politici, incalzati da ogni parte, di fronte al rischio di smarrire da subito la purezza e la retta via. La paura dei poteri forti, minacciati da sommovimenti e cambiamenti.

La paura e la violenza sono gemelle siamesi. L’una chiama l’altra, l’una è premessa dell’altra. La paura genera violenza che genera paura e altra violenza.

Troppo pochi, non abbastanza, quelli che si impegnano sul fronte del dialogo, a tirare fili, a gettare ponti.

Si deve diventare sempre di più.

Tutte le nostre migliori energie devono impegnarsi in questo. A partire da sé.

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