Sì, è vero, c’era un po’ di rabbia, che non è mai una buona compagna di viaggio, e che mi ha indotto, più che alla sintesi, alla sincope.

Si tratta di questo: troppa gente, sul caso di Eluana, la fa molto facile, non ha dubbi, parteggia rumorosamente, ha fretta di vedere le spine staccate.  Al silenzio di quella giovane donna corrisponde il fragore dei nostri argomenti, strillati sulle spiagge e nei bar. Io non sento di potermi esprimere con tanta disinvolta certezza, né a voce tanto alta.

La sola cosa che mi sento di dire è che, in materia di inizio e fine della vita, cioè quando si tratta di questioni di biopolitica, è meglio chiamare a esprimersi i legislatori, nostri rappresentanti eletti, che affidarsi ai giudici e alle sentenze. Noto inoltre che non sapendo più bene che vosa voglia dire essere laici, si pensa che basti gridare il proprio anticlericalismo e muovere guerra a chi chiede che non si stacchi la spina: “Eluana deve morire!”. Come se la sua morte aiutasse i laici a capire meglio che cosa sono.

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