Forse questo è un mini-inside, ma un inside affettuoso, e anche una piccola forzatura, perché li conosco politicamente e personalmente entrambi e vedo -forse più di quanto al momento riescano a vedere loro stessi- la possibilità di un dialogo fecondo fra loro.

pippo civati

In ordine alfabetico:

Stefano Boeri, già candidato sindaco per il Pd a Milano -e poi sconfitto- e ora attivissimo assessore alla cultura, Mr Preferenze con i suoi 13 mila voti, grande battitore libero, irriducibile outsider della politica politicante -il che forse non è comodissimo, ma significa anche, grazie a Dio, la garanzia di non omologazione a quelle logiche-, notevole uso di mondo, ottime relazioni internazionali che gli derivano dalla professione di architetto, grande capacità di visione, talento “situazionista”, relazione complicata ma passionale con il Partito Democratico, generazione -la mia- dei forever young, di quelli che hanno fatto moltissima politica da ragazzi e non hanno mai smesso di farla in altre forme e fuori dai partiti. Ha recentemente espresso la sua intenzione di partecipare a eventuali primarie per la premiership del centrosinistra.

Pippo Civati, neanche 40 anni, monzese, ottimi studi filosofici, quasi-padre di una bimba, già veterano della politica (debutta nel ’97 come consigliere comunale Ds nella sua città, oggi è consigliere regionale eletto con oltre 10 mila preferenze) e perciò “giovane” esperto del “vecchio” partito, detto “rottamatore” (definizione che non gli somiglia neanche un po’) insieme a Matteo Renzi, da cui oggi è amichevolmente distante, animatore della post-corrente “Prossima Italia” (programma visibile nel libro “10 cose buone che la sinistra deve fare subito”, Laurana: ah, ne approfitto per dire che anche Boeri ha un libro politico in dirittura d’arrivo), già noto alla platea nazionale e secondo più votato nel 2009 in un sondaggio online dell’Espresso per la scelta del nuovo leader Pd.

stefano boeri

Diversissimi ma complementari, ugualmente stra-pop, lavoratori tenaci e instancabili, identificati entrambi come innovatori, li tiene insieme una comunanza di visione su alcune questioni cruciali.

Oltre alla volontà di radicale innovazione del partito, e alla volontà di partito, e oltre al fatto che entrambi si muovono politicamente in ambito milanese-lombardo, ne cito almeno due: una grande attenzione al nodo strategico crescita-ambiente e la capacità-bisogno di dialogare con le donne e il femminile, ancora rarissima nella politica. Ma c’è anche la grande attenzione per la legalità e contro la corruzione, e l’idea assolutamente decisiva (qui è Civati che parla, ma vale anche per Boeri, che da architetto ad assessore è andato in perdita secca) che “chi vuole diventare ricco non deve fare politica, deve fare un altro mestiere“. Dopo decenni di affarismo, esplicitarlo non è inutile.

Una collaborazione più fitta, con il suo valore aggiunto inter-generazionale, potrebbe dare vita al coagulo per il progetto di un Pd-Nord capace di esprimersi sia a livello nazionale che regionale (più prima che poi si andrà al voto anche per la Lombardia).

L’idea non mi dispiace. Ma per niente.

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