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Sapevo che molti danno indietro i cani. Vanno a prenderli al canile, ma poi l’animaletto abbaia, magari è un po’ nevrotico, bisogna portarlo a fare la pipì, e allora torna in gabbia. Si fa anche con i bambini, vedo.

Una signora del Tennessee si è tenuta per sette mesi un orfanello russo di 8 anni, ma visto che il bimbo si è rivelato “mentalmente instabile, violento, con problemi di grave psicopatia”, lo ha restituito alla nazione d’origine. Evidemtemente era ancora in garanzia, la signora aveva regolare scontrino. Ebbene, non è difficile che un ragazzino venuto su in orfanotrofio abbia qualche problema psicologico, così come capita ai cani abbandonati e reclusi in canile e a ogni essere vivente vessato, maltrattato, provato da quantità non sostenibili di dolore. Se ne passano di ogni colore, in quei posti. Un adulto ragionevole dovrebbe aspettarselo. La sua scommessa dovrebbe essere proprio questa: vincere il male. E anziché aggiungere dolore a dolore, un nuovo abbandono che distruggerà definitivamente la creatura, anziché “chiudere” dovrebbe allargare il cerchio dell’amore, avere fiducia, chiedere aiuto, assumere in pieno il compito che ha voluto darsi.

Non giudico nessuno: non dev’essere facile avere per casa un bambino che picchia la testa contro il muro come un animale alienato, che grida, aggredisce, restituisce al mondo l’odio con cui è stato nutrito. Ma rimandarlo in “galera”  è una sconfitta insopportabile per tutti. E’ darla vinta al male, definitivamente.

Se avete storie a riguardo…

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