Mentre quasi tutte le nostre politiche, salvo eccezioni (Laura Puppato, Valeria Fedeli e poche altre) tacevano sui tremendi fatti di piazza Taksim-Gezi Parki a Istanbul, la collega Monica Ricci Sargentini ha raccontato di una delle donne in piazza che ha detto ai poliziotti: “Fermatevi! Sono io che vi ho messi al mondo!”.

Quella donna, come Antigone, ha fatto irrompere un altro ordine in quella situazione di terribile disordine e di rapporti di forza. Ha richiamato gli uomini armati a una legge fondamentale e superiore, che agisce da sempre anche se non è scritta.

Non si è limitata a dire, come avrebbe potuto: “Fermatevi perché la legge non consente quello che state facendo”. Ha detto ben di più e di meglio.

Si è presa tutta l’autorità per stare sopra alla legge. Si è richiamata alla sua sapienza materna contro quel disprezzo della vita che vedeva intorno a sé. Si è riferita al primato dell’amore e all’inviolabilità dei corpi vivi come Antigone, che violando le leggi della città in nome di una legge superiore, addirittura a una legge che viene prima degli dei, si ostinò a dare pietosa sepoltura al cadavere del fratello Polinice.

Come anche Ilaria Cucchi e tutte quelle sorelle e madri di detenuti morti nelle carceri italiane e non solo italiane, che non si arrendono alla brutalità dei rapporti di forza e lottano per dare una sepoltura giusta ai loro amati.

Quella donna è l’esempio di un’autorità che non ha bisogno del potere, dispositivo difettoso e inventato ben dopo, perché fa riferimento a ciò che esiste da sempre: la vita, e l’interdipendenza tra noi creature umane.

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