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violenza

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Dicembre 28, 2011

Non sta funzionando

Con Stefania Noce i gradi di separazione sono pochi. Aveva 24 anni, viveva dalle parti di Catania con la mamma e i nonni e come vedete era bellissima, leggeva Il Fatto online, era in rete con Se non ora quando, avevamo qualche amico in comune su Facebook. Le ultime parole che ha lasciato in bacheca, poche ore prima di essere ammazzata, sono state: “Ciò che non si può dire in poche parole, non si può dire neanche in molte”.

Ieri mattina il suo ragazzo, Loris Gagliano, anche lui 24 anni, l’ha riempita di coltellate perché lei aveva deciso di lasciarlo. Ha ammazzato anche il nonno della ragazza, intervenuto per difenderla, e ha ferito in modo grave la nonna. L’hanno preso poche ore dopo, con i vestiti ancora insanguinati.

E’ umano sentirlo di più quando ti capita così vicino, e a una ragazza tanto giovane, tanto impegnata e così bella. Vorresti aprire la testa e il cuore a quel disgraziato del suo assassino, studiare bene il meccanismo, capire quello che scatta, provare a disinnescarlo perché non succeda più, arrivare un attimo prima, perché la tragedia non si compia.

Succede in media 120 volte l’anno, un giorno sì e due no, che un uomo ammazzi una donna in questo Paese. Nel 2010 sono state uccise 127 donne, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente, escludendo i casi irrisolti, le donne scomparse, le vittime della tratta.  A uccidere sono stati mariti (22 per cento), ex (23 per cento), compagni o conviventi (9 per cento), figli (11 per cento) e padri (2 per cento).

La violenza finale è solo l’apice di altre violenze subite e taciute.  Il delitto è quasi sempre l’epilogo di un percorso.

Provo un grande sconforto. Quello che stiamo facendo contro la violenza non basta. Non sta funzionando.

Corpo-anima, Donne e Uomini, esperienze, lavoro Maggio 21, 2011

IL LAVORO CONTINUA

Lunedì si apre l’ultima settimana di campagna elettorale, e a Milano sono stati indetti due importanti appuntamenti che con la campagna non hanno a che vedere -elezioni o non elezioni, il lavoro sociale continua. Ve li segnalo entrambi:

Casa delle Donne Maltrattate e Associazione Maschile Plurale invitano all’incontro pubblico

Uomini e donne. Darsi occasioni di verità
Per un lavoro diverso sulla violenza

Milano, 23 maggio 2011
Camera del lavoro – Sala Buozzi
Corso Porta Vittoria, 43 – ore 17.00

LDurante questo appuntamento vogliamo raccontare un anno di incontri e di un nuovo intreccio di
discorso avvenuto a Milano tra donne e uomini attivi contro la violenza maschile sulle donne.
Questa esperienza è iniziata dal nostro desiderio e dalla reciproca fiducia di potere parlare e pensare
insieme, tra alcuni uomini e donne: a partire da sé e dai percorsi di accoglienza e di relazione tra
donne alla Casa delle donne maltrattate di Milano, e dal lavoro su sé stessi e sulla maschilità dell’associazione
nazionale Maschile Plurale. Ci siamo detti che già questa è una novità.
E poi abbiamo aperto il nostro tavolo ad altre donne e uomini che avessero un’attività, un ruolo nell’ambito
del contrasto alla violenza sulle donne in diversi contesti (giudici, sindacalisti, sociologi, formatori,
insegnanti…), ma che abbiamo invitato sempre per via di relazioni personali.
Così i nostri racconti ci hanno messo in gioco, ci hanno esposti gli uni alle altre, ci hanno portato a
rispecchiarci nelle diverse facce della violenza. Abbiamo imparato quanto conta la capacità di ascoltare
e integrare il punto di vista dell’altro con il proprio per comprendere la complessità, le ambivalenze e
le difficoltà delle relazioni tra uomini e donne, e per trovare un punto di partenza più saldo e consapevole
da cui cominciare a smontare il linguaggio e la logica della violenza.
Oggi sappiamo infatti che dietro la violenza sulle donne c’è anche una questione maschile e un’incapacità
di abitare e interpretare altrimenti le relazioni tra uomini e donne, negli spazi affettivi, di lavoro
e politici.
Per questo è importante che l’impegno quotidiano contro la violenza dia spazio al lavoro pubblico
di ricostruzione di una civiltà delle relazioni tra uomini e donne.
Riteniamo che esperienze di questo genere, basate sulla costruzione di un racconto corale e a più
voci, fondato sull’onestà e sull’ascolto reciproco, possano riprodursi e diffondersi, favorendo una crescita
della consapevolezza nei contesti in cui abitiamo e operiamo.
L’esito ultimo di un percorso di questo genere può essere un salto politico:
– nello svelamento delle profonde radici relazionali e culturali della violenza maschile sulle donne,
oggi occultate fino ad una sostanziale legittimazione di questa violenza;
– nel farne discorso pubblico che chieda la partecipazione di donne e uomini, in diversi contesti e in
tante città, per suscitare nuove risorse culturali, sociali, psicologiche, esistenziali di fronte alla violenza;
– nel chiedere con autorevolezza le scelte politiche conseguenti, fuori da ogni implicazione securitaria
o di tutela paternalistica delle donne come succede oggi, nel segno delle relazioni nonviolente tra i
sessi.
Marisa Guarneri, Alessio Miceli, Manuela Ulivi, Marco Deriu, Gigliola Menazzi, Mariagrazia
Gualtieri, Maurizio Giannangeli, Gabriella Ferraro Bologna, Caterina Folli, Renato Alfieri, Annamaria
Gatto, Nerina Benuzzi, Aldo Bonomi.
CASA DELLE DONNE
MALTRATTATE DI MILANO

L’altro appuntamento, un’oretta più tardi e non lontano da lì (si può cercare di partecipare a entrambi):

A MILANO

Abbiamo lanciato una scommessa:

che qui possa nascere un luogo pubblico

in cui il lavoro che cambia prende la parola.

Un’agorà del lavoro

Che cos’è l’Agorà del lavoro?

Una piazza concreta e simbolica, un luogo fertile e radicato nella città di Milano, uno stabile terreno di incontro, a cadenza mensile, dove il lavoro che cambia diventa protagonista.

Qui si intrecceranno storie e soggettività di diverse generazioni,  non per dar vita a un inutile confronto tra teorie e pratiche, ma per creare un tessuto effervescente da cui possano scaturire iniziative politiche nuove.

Non ci interessa creare un’improbabile comunità omogenea che appiattisca le differenze, bensì far nascere relazioni che diano valore alle esperienze personali e più forza per negoziare.

Vogliamo ribellarci alle iniquità e alle insensatezze di un mercato del lavoro oggi sempre più lontano dai nostri bisogni e desideri.

Agorà nasce dalla volontà di gruppi ma anche di persone singole, provenienti da background differenti, di ricomporre la frammentarietà dei movimenti e delle diverse realtà per diventare un punto di riferimento in un primo momento cittadino, in futuro nazionale, con un’imprescindibile attenzione al mondo del web.

E a tutte le possibili forme di comunicazione che possiamo inventare con il nostro potenziale creativo.

La scommessa è proprio quella di trovare nuove parole, più aderenti alla vita, e nuove risposte. L’Agorà sarà dunque un luogo dove tutte e tutti si sentiranno autorizzate/i a esprimersi e a dare il proprio contributo senza timore di critiche o censure. Se il progetto funzionerà, ognuna/o  ritornerà nei contesti in cui si trova con più idee, più voglia di esserci, più capacità di contrattare.

Le promotrici e i promotori dell’Agorà

Luisa Abbà, Donatella Barberis, Pinuccia Barbieri, Maria Benvenuti, Sergio Bologna, Maria Grazia Campari, Pat Carra, Vanna Chiarabini, Lia Cigarini, Elena Corsi, Elena Dal Pra, Andrea Fumagalli, Giovanna Galletti, Marisa Guarneri, Alberto Leiss, Sveva Magaraggia, Chiara Martucci, Sofia Masiello, Giordana Masotto, Giorgia Morera, Cristina Morini, Silvia Motta, Adriana Nannicini, Daniela Pellegrini, Giovanna Pezzuoli, Marina Piazza, Luisa Pogliana, Anna Maria Ponzellini, Nadia Riva, Anna Soru, Lorenza Zanuso, Anna Zavaritt.

Per  maggiori informazioni: clicca

http://www.libreriadelledonne.it/Stanze/Lavoro/Documenti/ImmaginaMilanoSINGOLE.pdf

e painuz@tin.it

Disgraziatamente per me, io non potrò partecipare a nessuno dei due.

Andate e raccontateci!

TEMPI MODERNI Ottobre 12, 2010

NEMICO INVISIBILE

Quando uno tira pugni e combatte fino quasi a uccidere con il primo o la prima che gli capita, come è successo nella storia del tassista milanese o in quest’ultima della giovane rumena, e per ragioni più o meno futili -decisamente futile nel caso romano, forse un po’ meno in quello milanese- vuole dire che è già in guerra contro un nemico invisibile. Ua guerra fantasmatica che viene agita su un oggetto occasionale.

Chi è questo nemico invisibile?

Donne e Uomini Settembre 18, 2010

L’ONORE DELLE ARMI

Da qualche tempo si aggirano per il web certi signori a cui darei il nome di “negazionisti”. E che cosa negano, questi negazionisti? Il fatto che per qualche millennio nascere donne non sia stato un grande affare (vedi alla voce patriarcato). O che persista qualche problemino di prepotenza maschile. Scrive per esempio un tale in un blog a firma femminile (i negazionisti si esibiscono prevalentemente lì, a scopo propaganda): “Non possiedo i dati precisi, ma sono meno di 200 le donne che ogni anno in Italia perdono la vita per mano maschile... Quanti di noi o dei nostri conoscenti hanno perso una persona cara di sesso femminile per violenza maschile, rispetto a quelle morte per tumore? Anche la violenza femminile contro gli uomini è presente, sebbene i media non le diano spazio… Un’altra balla che circola è che uomini e donne non guadagnerebbero allo stesso modo a parità di mansioni, anzianità di servizio…”. E così via.

Tu puoi anche provare a discutere con un negazionista –io l’ho fatto, accanitamente-, portargli dati, statistiche, evidenze storiche, prove documentali. Niente. La sopraffazione maschile non è mai esistita. Il fatto è che stanno militando, è un’ideologia, e contro le ideologie la ragion non vale. C’è anche di peggio, volendo. Tipi assurdi che caricano su Youtube i loro comizi contro il c.d. nazifemminismo. E’ la faccia più trucida di quel contrattacco su cui Susan Faludi, premio Pulitzer del Wall Street Journal, diede l’allarme qualche anno fa nel suo “Backlash. The Undeclared War Against American Women”. Con il solito fisiologico ritardo l’onda è arrivata anche qui, dobbiamo farci i conti. E come?

Niente vittimismi, per favore: ci picchiano! ci violentano! ci licenziano! Il vittimismo è il perfetto pendant del negazionismo. Si tratta piuttosto di tenere ben presente una cosa: che finché gli uomini non avranno trovato il modo di salvare il loro onore, perdendo la loro posizione dominante, non ne usciremo. Che anche al tuo nemico più acerrimo devi permettere di salvare la faccia, se vuoi un armistizio, o meglio ancora la pace. Credo che questo le donne fatichino a capirlo.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 18 settembre 2010

Donne e Uomini Luglio 11, 2010

RESPINTI

anna maria tarantino

anna maria tarantino

A Roma Leopoldo Ferrucci,  autotrasportatore, ha ucciso Anna Maria Tarantino, bancaria e giornalista, perché lei l’aveva respinto. Non si capisce perché lei non avrebbe dovuto farlo, e come mai lui non aveva messo nel conto questa possibilità. Lei gli aveva chiesto solo di aiutarla a trasportare dei mobili. Lui fantasticava di poterla avere. Al rifiuto di lei, che si presentava come molto probabile, lui l’ha ammazzata a mani nude.

Ho visto molte volte la rabbia maschile per un rifiuto, mio o di altre. Uomini civilissimi che non sono poi passati alle vie di fatto, ma non hanno nascosto il sentimento violento che li attraversava. Per esempio ricordo un mio notissimo collega determinato ad avere una comune amica. Lei era molto gentile e affettuosa con lui, ma fermamente indisponibile. Lui non l’ha picchiata né uccisa, ma il moto rabbioso gli faceva vibrare la gola e gli deformava i lineamenti.

Per noi donne è molto difficile capire questo scatenamento di aggressività, e più in generale le dinamiche della sessualità maschile. Io ho provato a figurarmi il mistero in questo modo: che se una donna respinta si sente come una casa vuota, ma in ogni caso dimora per se stessa, un uomo respinto si sente ostracizzato, esiliato, abissalmente solo. Non comprendo se la grande difficoltà ad accettare il rifiuto vada ricondotta a ragioni storiche e culturali (il corpo ancora caldo del patriarcato, la novità del ripudio femminile), o a una biologia irriducibile.

esperienze, TEMPI MODERNI Gennaio 15, 2010

INCAZZATI NERI!

dog33

Riporto qui una parte dell’ultimo dibattito e la pongo a tema.

Un anomimo inferocito commenta “le sue (mie, ndr) riflessioni da altoborghese fintamente attenta agli altri“. Una certa Maria aggiunge, parlando di lavoro: “… certo, non sono lavori in grado di invogliare uno di quei “cervelli” che possono ambire ad emigrare verso un Paese dove potranno svolgere un lavoro attinente… Non si tratta assolutamente di uno di quei lavori tipo “scrivere-sul-Foglio, fare-televisione, tenere-un-blog-attento-alle-problematiche-della-donna-moderna, scrivere-libri-pubblicati-da-Mondadori, pubblicare-una-colonna-sull’inserto-settimanale-del-principale-giornale-quotidiano” (questa sarei sempre io, l’altoborghese, ndr).No, non si tratta di una cosina fine del genere. Si tratta di “lavoro-prendere-o-lasciare”.

Disturbati dalle incursioni aggressive, tanti frequentatori del blog si lamentano, chiedono filtri, sbarramenti e così via. Io vedo questo, da qualche parte del web, e lo ripropongo: “Holland (1996) ha osservato nell’utente di internet, molto più di frequente rispetto alla vita reale, una regressione, che provocherebbe tendenza all’aggressività, facilità nell’uso di una terminologia sessuale diretta… Alla base di tale regressione ci sarebbe una riduzione delle inibizioni, che permette di esprimersi con più facilità rispetto al rapporto faccia a faccia (il cosiddetto effetto confessionale)”.

E aggiungo, dialogando con Donatella: “Il bersaglio occasionale è quasi sempre chi tiene il blog e quindi si espone personalmente, nome cognome eccetera, che viene individuato come il nemico, l’usurpatore, la ragione di tutto il male e di tutte le ingiustizie che si subiscono. Vedi questa cosa buffa per cui io sarei altoborghese, povero il mio povero papà che si è sempre fatto un mazzo così per tirarci su e farci studiare, e io ho studiato molto, moltissimo, senza smettere mai, e quel pochissimo che ho, sudandomelo ogni giorno, viene dalla fatica, dall’impegno, dal lavoro; la mia mamma casalinga, io cresciuta nella Milano operaia degli anni Sessanta che peraltro rimpiango. E potrei andare avanti a raccontare: ma credi che questi, che mi sparano in quanto “altoborghese” si placherebbero?. O vedi anche quelli che mi chiosano in modo maniacale, analizzando i testi, passandoli al setaccio alla ricerca di incongruenze e contraddizioni… Il fatto che sia io, a essere esposta all’aggressione, anziché tu o chiunque altro è puramente casuale. Io non conto un bel nulla, perciò non me la prendo affatto e cerco solo che i limiti di decenza non vengano oltrepassati. La cosa che conta è tutta questa rabbia, questa frustrazione che ha fatto del nostro paese, dal più gentile del mondo che era, il più incazzato e furioso. E invece di usarla, questa rabbia, questa invidia, come carburante per il desiderio, le si permette di divorarci”.

E’ questo che pongo a tema: perché siamo diventati così? perché siamo incazzati neri?

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI, Varie Aprile 28, 2009

ORA BASTA

Ora basta. Il fatto che la gran parte delle violenze sulle donne avviene nel chiuso delle case, a opera di mariti e fidanzati, non può essere un alibi per non considerare con il massimo allarme la violenza che avviene fuori dalle case, nelle strade, nelle metropolitane, nei sottopassaggi, nelle stazioni, a opera di maschi brutali portatori di una cultura ferocemente predatoria sulle donne. La political correctness e la retorica dell’accoglienza non possono esercitarsi sulla carne femminile. Esistono culture peggiori di altre, e si deve poter dire: il livello di misoginia è un indicatore primario.

Che questi maschi violenti siano severissimamente puniti -anche a monito dei violenti domestici-, che si aumentino a dismisura le pene, che vengano processati e condannati con rito direttissimo, che vengano espulsi dal nostro territorio appena possibile e segnalati come indesiderabili al resto d’Europa.

Che si proceda con tutta la necessaria durezza nei loro riguardi, e da subito.

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Febbraio 27, 2009

WEBVIOLENTI

Ok, metto a tema la questione. Non solo in questo blog, ma girellando per il web, la violenza è tanta. L’ultimo molestatore della serie è stato un certo Alessandro, che spero si sia arreso -ma non credo-. Temo che anche qui molestie e violenze siano prevalentemente agite da uomini contro donne -nove casi abbondanti su dieci-, come nella vita reale. Mi spiace dovere dire questo, ma gli uomini di buona volontà, che restano la stragrande maggioranza, devono tenerne conto.

Mi colpisce la dinamica, che è la stessa nel mondo virtuale e nella vita reale. L’uomo comincia con una specie di paranoia da esclusione, che fatalmente finisce per provocare l’esclusione vera, e in seguito all’esclusione si scatena la rabbia. E’ come se ci fosse un latente desiderio di essere esclusi e tagliati fuori a dimostrazione di un nevrotico teorema -quello dell’esclusione, appunto- che getta probabilmente le sue radici in una relazione difficile con la madre.

Anche nella vita reale il fattore scatenante la violenza è molto spesso il sentimento che la donna ti tagli fuori dalla sua vita: la gran parte degli omicidi cosiddetti “passionali” avviene in seguito ad abbandono da parte delle donne (denominate “vittime forti”). Oggi le donne mostrano sempre più spesso di poter e voler fare a meno degli uomini. Probabilmente è qui, in questa autonomia delle donne, la ragione principale della violenza.

Agli uomini che hanno voglia di parlarne qui chiedo tanta sincerità, e un po’ di autocoscienza.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini Novembre 27, 2008

RAZZISMO O SESSISMO?

nonna e tata

nonna e tata

Quando si dice di continuo che siamo razzisti, mi pare che la cosa la si stia in qualche modo “chiamando”. Che si speri che le cose vadano al peggio, e non si capisce perché.

Non credo che il razzismo sia costitutivo del nostro carattere nazionale. Forse è anche perché siamo il paese dei campanili. Per uno di Orgosolo non c’è senegalese che uguagli per odiosità uno di Orani, per uno di Cinisello nessun marocchino può essere più molesto di uno di Sesto. Le cose le abbiamo sempre sistemate a palii e disfide, se Dio vuole, e forse il campanilismo è un buon presidio contro le degenerazioni razzistiche. E sarà anche perché siamo già un melting pot, e gli ultimi arrivi non possono che aggiungersi ai miscugli pregressi.

Per quel mi riguarda, poi, parlo per me e per la totalità delle mie amiche, con le donne di altri paesi mi trovo benissimo, sono curiosa di come la pensano, di come si vestono e di che cosa cucinano. Mi piace chiacchierare con loro, e quando ci chiacchiero mi rendo conto che i fondamentali che ci uniscono -il poter essere madri, in particolare- sono molto più forti delle differenze che ci dividono. Se lasciassero fare a noi, l’integrazione sarebbe bell’e che fatta. Molte di queste donne ci danno una gran mano, e noi la diamo a loro.

Quello che fa problema non è affatto la razza, ma la violenza di cui non pochi uomini di alcune altre culture sono portatori, l’idea che hanno dei rapporti tra i sessi, la miseria culturale e spirituale in cui ci trascinano: circostanze che ci fanno sentire ancora più minacciate -perché, certo, quello della violenza resta un problema fondamentalmente domestico- e meno libere. L’ennesimo triste capitolo della sex war, insomma. E naturalmente quello che fa problema sono i comportamenti criminali in senso lato: anche qui, quasi solo uomini. Questa è la verità, o più precisamente una parte considerevole della verità.

Chiamiamo le cose con il loro nome, allora. Razzismo non è la parola giusta. E’ qualcos’altro. Sempre che vogliamo capire, e andare avanti, e stare tutti meglio, “noi” e “loro”.