Pierluigi Bersani ha ragione: altro che inferno come dice Nichi, meglio che i ricchi “stiano qua e paghino le tasse”. Più conveniente per tutti. In verità Nichi Vendola, con la sua retorica flamboyant, all’inferno, o per essere più precisi “al diavolo”, ieri a Uno mattina ci ha mandato Depardieu (vedi qui, intorno al minuto 11), neocittadino russo per ragioni fiscali, e con lui tutti quei super-ricchi che in quest’anno disgraziato sono diventati ancora più ricchi, secondo il Bloomberg Billionaire Index, e nel 2013 promettono di cumulare ulteriori profitti mentre il resto del mondo impoverisce e tira la carretta.

Insomma, è il 99 a 1 di Occupy Wall Street, niente di nuovo o sconvolgente. Ma in campagna elettorale cambiano i metri di giudizio, tutto viene soppesato con il bilancino, le frasi estrapolate ad arte e una battuta buonsensista che anche nelle migliori famiglie ci sta (quanti “vaffa” avrà cumulato Depardieu nella Comunità Europea?), che si richiama ortodossamente a quanto è scritto nei Libri, e cioè che il denaro è sterco del diavolo, diventa impronunciabile ed elettoralmente pericolosa.

Ma che i ricchi abbiano troppo e i poveri troppo poco, che la forbice sociale si sia allargata a dismisura e che questo sia un male assoluto che va contrastato con ogni intrapresa politica, che l’avarizia sia un peccato mortale è un pensiero trasversale che va da Sel ad Amartya Sen alla Lega, dal Dalai Lama agli impiegati di banca al prevosto di una parrocchia di campagna.

Pur sempre con la fiducia che gli ultimi saranno i primi. Ma forse meglio secondi e penultimi. E’ una questione di misura. Se devo mandare a scuola il bambino con la sua scorta di carta igienica perché la scuola non la garantisce più, non è difficile che mi irriti un po’ vedendo panzoni abbronzati evasori fiscali sui loro ferri da stiro di cinquanta metri che il primo dell’anno stappano in rada a Barbados.

Ed è già tanto che ci si limiti alle battute. Almeno quelle lasciatecele fare.