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seduzione

TEMPI MODERNI, tv Gennaio 24, 2010

SAMBA D’AUTUNNO

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Vista una signora ultrasettantenne ballare il samba in quell’orribile trasmissione del primo pomeriggio di RaiUno, condotta da un’insignificante signorina già miss Italia, o miss Eleganza, o miss Cinema o che diavolo ne so (continuano imperterriti a essere questi i meriti che contano, le fasce di miss e connesse, per essere infilata nel palinsesti, e a nostre spese, dai maschi che governano la tv?). Devo dire che lo spettacolo di quella nonna danzante era piuttosto deprimente. E tutti invece: “… ma che brava, che meraviglia, che sprint, che gajarda, ma guarda che ganza!”, in romanesco stretto e con quel tono melenso che si usa con i bambini e con i vecchi, dati con certezza per rimbambiti anche quando il cervello gli funziona alla grande.
Il samba è tra le danze più sensuali, ha lo scopo evidente di sedurre, e anche in modo piuttosto esplicito: tutto un lavoro di sedere e di anche, e si capisce bene a che cosa alluda. La nonna, poverina, i suoi passetti li faceva, evidentemente appresi in una fase ormonalmente più vispa della vita. Ma le anche e il sedere se ne restavano lì, pietrificate. Il punto vita era solo un ricordo. Una fisiologica lordosi le incurvava le spalle. Il samba, insomma, non era esattamente il suo mestiere.
Non ce affatto l’ho con la signora, ci mancherebbe. Presto o tardi saremo vecchi, così come siamo stati bambini e ragazzi. Il vecchio che saremo è già con noi, così come ci è rimasto dentro il nostro inner boy. Dovremmo cercare di trattarci meglio, ecco tutto. Di non metterci in situazioni complicate e frustranti. Di saper cogliere il frutto di questa stagione della vita che può essere bellissima, se la prepariamo bene e se la salute dà una mano. Il privilegio della sapienza, tanto per fare un esempio. Il fatto di averne viste e vissute così tante da essere ricolmi di gemme preziose, e perciò naturalmente splendenti e seducenti: non c’è alcun bisogno di glitter. Una vertiginosa possibilità di libertà: dai pregiudizi, dalle convenzioni, dalle mode, e dal compito riproduttivo, che volendo ha anche una sua qual pesantezza. Quelli che ci vogliono scutrettolanti anche a 70 anni non ci stanno facendo un buon servizio. Non sarà un autunnale samba a renderci felici. Temo di sapere che cosa mi direte. Ok, e allora ditelo.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 23 gennaio 2010)

Donne e Uomini, Senza categoria Maggio 17, 2009

FUORI TEMPO MASSIMO

Se c’è una cosa che mi dà l’orticaria sono le prescrizioni sul sesso nella terza età. Età che poi, paradossalmente, comincia proprio quando vedi che il sesso non è più un fattore esistenzialmente decisivo. Tutto avviene in modo molto dolce e progressivo: natura non facit saltus. Se mi ripenso, sui 13-14 anni, certe devastanti reazioni psicofisiche solo per un casuale sfioramento di mano da parte di un tale Roberto, un tipo cereo sempre vestito di nero…
Non mi sento propriamente nella terza età: sullo scivolo della seconda, diciamo. E non che vedendo Josè Mourinho, ad esempio, non mi renda conto… Ma niente di simile a quell’urto, a quell’intossicazione ormonale: un vero elisir per la pelle.
Meglio così, tutto sommato. Non vorrei mai diventare una di quelle mature e scutrettolanti signore. Se non fosse per certe prescrizioni medico-sanitarie travestite da sondaggi che ci obbligano a non perdere il ritmo: sotto le 4 volte al mese sei una disfattista. Una tra le ricerche più cretine che ho letto di recente sosteneva che il 40 per cento delle occidentali ha “problemi sessuali”, in particolare donne mature, che sperimentano un “preoccupante calo del desiderio”. Ma quel calo non è preoccupante per niente. Semplicemente il desiderio, trucco anti-estinzione dei nostri geni egoisti, ha esaurito la sua mirabile funzione. Non è più previsto che ci riproduciamo, tutto qui. Le aspettative eventualmente sono altre.
Non per bacchettonismo, sia chiaro. Frequentare teneramente il marito o il compagno –il cui andazzo ormonale è molto diverso dal nostro- è cosa buona e affettuosa. Mi spiace però che tante signore perdano tempo ed energie in manovre seduttive fuori tempo massimo, peraltro con risultati scarsi. Che si sentano perdute all’idea di non poter giocare più il magnifico gioco che le ha impegnate più o meno intensamente per un quarantennio.
Ci sono tanti altri giochi da cui, dal menarca in poi, abbiamo dovuto distoglierci, prese dal vortice della grande danza. Se ben ricordate ci divertivamo come pazze. Si potrebbe riprendere di lì, da quei giochi interrotti di bambine. E ricominciare a guardare con un certo sussiego “i maschi”. Come facevamo da piccole.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 16 maggio 2009)