Tosta, la signorina milanese Rachele Pampuri, che nel 1852 fa causa ai fratelli Luigi, Carlo Maria e Dorotea per l’eredità del padre Serafino.

Generosa, madame Teodolinda Longhi, che redige testamento a favore dei poveri più bisognosi di Milano (31 luglio 1836).

E quelle ballerine della Scala che nel 1859, furibonde per l’irruzione di alcuni ufficiali francesi nel loro spogliatoio, si autotassano per finanziare l’acquisto di fucili destinati alle truppe di Garibaldi.

“Gli Archivi delle Donne 1814-1859-Repertorio delle fonti femminili negli archivi milanesi” (Roma 2012, Edizioni di Storia e Letteratura), due ponderosi volumi curati da Maria Canella e Paola Zocchi, storiche dell’Università Statale di Milano, si leggono come un romanzo brulicante di vita, opere, relazioni, passioni, arte e politica, in presa diretta attraverso memorie, diari, autobiografie e atti pubblici relativi a 17.533 donne milanesi del tempo (tutti quanti i bei nomi e cognomi nell’indice).

Ce ne sarebbe almeno per una decina di film o sceneggiati.

Milano e la Lombardia come terre di grandi emancipate ante litteram. Una viaggiatrice del tempo, Lady Morgan, racconta di avere osservato nel suo tour le signore dell’élite milanese “intente a discutere delle faccende pubbliche e nazionali”, eccezione nel panorama desolato del resto del Paese.

Migliaia di storie di donne d’impresa, ostetriche, nobili signore, sartine, carbonare e artiste. I libretti di risparmio, l’attività solidale, quello che oggi chiamiamo volontariato, o terzo settore, o meglio ancora politica prima. Il lavoro, la famiglia, le attività legate alla salute, i salotti, la partecipazione alla vita culturale. Tutto a dimostrazione di quanta vita, da sempre, “tiene su da sotto” quella che è stata chiamata Storia, rendendola possibile. E svelando la finzione di un “privato” segregato e astorico, senza il quale nessun “pubblico” sarebbe immaginabile.

Il tema della dialettica pubblico-privato oggi è riattualizzato dallo svuotarsi di senso e di consenso di una politica –e di un’economia- lontanissima dalla vita e dai suoi bisogni. Il lavoro colossale delle due amiche storiche e dei loro collaboratori offre materiale prezioso anche per indirizzare il desiderio che le donne hanno di contare politicamente, intendendo però la politica a modo loro, come non separabile dalla vita.

Proprio la politica che ci serve oggi.

 

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