Lampadato: Massimo Giuseppe Bossetti

Dico a Vittorio Feltri: “Cavolo: sono d’accordo con te”. E lui: “Caspita: dove sto sbagliando?”.

Feltri ha molti difetti -moltissimi, secondo me- ma è sempre stato un fermo garantista. Anche quando si tratta di casi giudiziari da prima pagina, non si lascia mai travolgere dall’onda emotiva.

Per condannare chiunque servono prove. Vale anche per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato dell’assassinio della piccola Yara Gambirasio.

In sostanza, dice Feltri, abbiamo solo il Dna. Tutto il resto degli indizi, solo pettegolezzi.

Il Dna però c’è, non si discute…

“Certo. Ma non si condanna un uomo solo sulla base di un indizio, per quanto scientifico. E’ un esame di laboratorio, non un dogma indiscutibile. Anche la scienza spesso dice cose che poi si trova a smentire una settimana dopo. Negli Usa e in Gran Bretagna c’è stata gente incastrata e perfino condannata sulla base del Dna. Poi si è rivelata innocente”.

Tendiamo a credere agli indizi scientifici come a qualcosa di indiscutibile, che offre una garanzia in più.

“E invece possono dare una garanzia in meno, se non sono confortati da prove serie e non da pettegolezzi tipo: Bossetti aveva nascosto che gli piace ballare latino-americano. O anche: Bossetti ha gli occhi di ghiaccio. Se uno ha gli occhi chiarissimi, certo, si può dire che sono di ghiaccio”.

Se è per questo aveva negato anche di farsi le lampade. E invece se le fa, e in ben due centri…

“Se ti chiedono: ti fai le lampade? oppure: ti tingi i capelli? non è strano che tu dica di no. Per non sembrare un vanesio. Per evitare che tua moglie ti dia dell’imbecille. Magari ti fai le lampade perché non ti piace l’abbronzatura pezzata. Da muratore, appunto. Umanamente comprensibile. E questo sarebbe un indizio?”.

E il cellulare agganciato all’antenna di Brembate?

“Ma Bossetti abita a Mapello, a un tiro di schioppo da lì. Che cosa c’è di strano se passa dalle parti di Brembate?”.

E poi i peli raccolti intorno al corpo di Yara che sono certamente di Ignoto 1 (anzi, no, pardon, nessuna certezza). Mi ha molto colpito la questione della polvere di calce nei bronchi della piccola Yara. Anche questo era ritenuto un super-indizio. Poi si è scoperto che quel tipo particolare di calcina Bossetti non la usa proprio. Su questo però non ci hanno fatto i titoli.

“Il padre della bambina fa il geometra, gira per cantieri. Non è inverosimile che quella calcina l’abbia avuta addosso lui. Quando ci attacchiamo a un’ipotesi anche noi giornalisti difficilmente molliamo la presa. La macchina non si ferma più. Dura ammettere che hai preso un granchio”.

Finché sbaglia la stampa… Il guaio è se sbagliano gli inquirenti.

“La polizia, i Ris, il ministro dell’Interno Alfano che ha sparato la notizia per primo: abbiamo “individuato l’assassino” che “finalmente, non è più senza volto”. Già bell’e condannato, senza processo. Difficile a questo punto fare marcia indietro. Se non si riuscisse a provare l’effettiva colpevolezza di Bossetti per tutti sarebbe una magra spaventosa, si ritroverebbero in gravi difficoltà. Anche perché queste indagini sono costate una marea di soldi. Così ogni giorno ne tirano fuori una nuova. Ma per ora solo cose inconsistenti”.

Detto questo, c’è quel Dna. Probabilmente è vero, Bossetti è colpevole.

“Probabilmente sì. Anche se, quanto al campione da cui è stato tratto Dna, negli atti la magistrata scrive che si tratta “presumibilmente” di sangue. “Presumibilmente” è un po’ pochino, mi pare. Comunque servono prove, il Dna non basta. Per condannare un uomo ci vuole roba seria, non impressioni o psicologismi. Non ci si può rassegnare a una giustizia un tanto al chilo. Anche perché domani potrebbe capitare a me o a te”.

AGGIORNAMENTO 22 settembre, ore 19:

Ris: impossibile diagnosi certa
sulle tracce Dna sui vestiti della bambina.
C’è un uomo in galera da mesi per questo!