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beppe grillo

ambiente, Politica Febbraio 8, 2013

Un Pd a 5 Stelle?

 

Il Movimento 5 stelle dice che non intende farsi intruppare in alleanze: giusto, anch’io al posto loro farei così. Venderei carissima la pelle dopo il trattamento che gli è stato riservato. Il vicesegretario del Pd Enrico Letta ha detto: piuttosto che votare Grillo, meglio il Pdl. Ok che lì ci ha lo zio, ma anche dal punto di vista del Pd mi pare smodato. Suppongo che nel frattempo sia stato costretto a cambiare idea, visti gli effetti dello Tsunami tour: ogni sondaggio dice la sua -si va dal 15 a oltre il 20 per cento-ma tutti concordano sul fatto che con ogni probabilità i 5 stelle saranno il terzo partito del Paese.

Da oggi sondaggi non ne vedremo più, ci arriveranno solo rumours dalle rilevazioni dei partiti. Sentiremo qualche altra #propostachoc, scrutereremo i fondi del caffè per capire dove andranno i tantissimi voti degli incerti: qui dall’Ohio posso dirvi che non ce ne sono mai stati tanti, e che probabilmente l’incertezza dei più si protrarrà fino al 24 mattina.

Ma sul fatto che il Pd sarà il primo partito, il Pdl il secondo e i 5 stelle il terzo ormai sembrano esserci pochi dubbi. E osservando il ricco e articolato programma di Beppe Grillo, a forte impronta green, le probabilità di convergenze programmatiche con il Pdl appaiono molto scarse. Qualche possibilità, e forse necessità di dialogo in più con il Pd.

Può essere molto utile guardare all’esperienza siciliana: per governare il piddino Crocetta ha bisogno dei 5 stelle. E i siciliani non sembrano scontenti della cosa, se è vero che proprio in Sicilia Grillo farà il suo en plein. Vista alla distanza, quella tra il Pd e i 5 Stelle in Sicilia è una relazione complicata ma feconda, interessante proprio per il fatto di costringere il Pd, sempre molto ambiguo sui temi ambientali (in certe regioni, come in Liguria, il Pd è il vero devastatore del territorio) a farci più strettamente i conti. Se si crede, io lo credo, che l’ambiente è il “core” politico, il tessuto connettivo di tutte le possibili buone riforme in tema di economia e di sviluppo, non si può che spingere a favore di questo dialogo.

Si tratta di mettere tutta la buona volontà politica per riuscire a smussare gli angoli. E da parte del Pd, di conferire ruoli di peso, in un eventuale futuro governo a guida Pd, a figure come quelle di Laura Puppato, Pippo Civati e Monica Frassoni (candidata Sel) che hanno già dimostrato competenza e impegno sui temi della green e blue economy, che godono della stima dei grillini, e su cui si potrebbe incardinare un dialogo programmatico.

Aggiornamento del 22.o2.13, ore 9.20:

come volevasi dimostrare… leggete qui

 

Politica Febbraio 2, 2013

Le primarie sono finite

Ieri l’abbraccio tra i Pd brothers Bersani e Renzi  in casa dello sconfitto, a Firenze.

Matteo Renzi si sta comportando benissimo nel dopo-partita, dando il meglio di sé e senza recriminare: è giovane, guarda più in là, il mondo è suo. Anche il tour della lealtà che farà a sostegno di Bersani nelle regioni in bilico, qui in Ohio, in Veneto, in Campania, eccetera, è un ottimo investimento sul futuro.

Ma le primarie sono finite, quell’abbraccio ha un che di malinconico, e non può rilanciare gli entusiasmi. I sondaggi registrano il colpo accusato per il caso Monte dei Paschi, vicenda che ci accompagnerà fino al gong del 24 febbraio. Sono in arrivo le killer application di Monti e Berlusconi, e Beppe Grillo (in crescita: qualcuno lo dà terzo partito al 18 per cento) farà il botto finale con un comizio a Roma, San Giovanni, piazza storicamente comunista, e poi diessina e infine democratica: evento dal forte carico simbolico. Se il trend è questo, l’ago della bilancia, altro che Monti, sarà il Movimento 5 Stelle, e con questa possibilità è bene cominciare a fare i conti.

Tutto fa ritenere che il Pd debba duramente impegnarsi per contenere le perdite. Le liste sono quelle che sono, “società civile” ce n’è poca, troppe scelte cosmetiche, troppi parenti e amici, c’è voluta una mobilitazione perché i garanti estromettessero alcune candidature dubbie, i “vecchi” sono rientrati quasi tutti (e  per parte di quelli lasciati fuori si prospetta un incarico in un futuro eventuale governo Bersani) e spesso sono presuntuosamente gaffeur (Finocchiaro e le bidelle). I “giovani” si stanno vedendo poco, e non suscitano grandi entusiasmi: Fassina non è certo Renzi, la sua aria sofferente e insofferente non aiuta. I “civici” in tv non passano, e in questa campagna la tv continua a pesare molto. Il programma politico non è autoevidente, manca una narrazione precisa e convinta che renderebbe tutto molto più chiaro. O meglio: forse c’è, ma non si vede.

Un andamento che sta deludendo anche molti bersaniani alle primarie: il senso è quello di un passo incerto, claudicante, e di un tono bipolare (tra certezza della vittoria e terrore, maniacale senso di superiorità e autostima sottozero). Di un Bersani almeno in parte impedito dal gioco delle correnti.

Mancano appena tre settimane, e il potenziale rovinoso della vicenda Mps (in arrivo gli avvisi di garanzia) può essere contenuto solo, omeopaticamente, dando il senso di una restituzione del maltolto:

impegno per una drastica riduzione dei costi della politica condotta con mano ferma: rinuncia al finanziamento pubblico, abolizione delle province e di tutti gli enti inutili, dimezzamento del numero dei parlamentari, riduzione di stipendi, indennità ed emolumenti, tetto alle spese -i 124 milioni per tenere in piedi la Camera nel 2012 sono intollerabili- e così via, sapendo bene che con ciò non si diminuisce il debito, ma certamente si aumenta la fiducia

• adozione di una legge anti-evasione rigorosissima, eventualmente sul modello americano: le buone leggi ci sono già, basta importarle. Piano per una riduzione graduale delle aliquote in corrispondenza dei maggiori incassi

nuova legge elettorale (anche perché secondo la gran parte degli osservatori la legislatura non durerà , e il tema del voto si riporrà a breve)

Il tutto nei primi 100 giorni.

Si potrebbero fare tante altre cose, ma queste tre, a me pare, sono decisive.

Questa è la killer app che consiglierei.

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 7, 2012

Più donne che uomini per i 5 Stelle. Sono i primi

Paola Carinelli, stravotata da Movimento 5 Stelle in Lombardia

Non credo nella santità di Grillo e dei 5 Stelle (nemmeno la pretendo, peraltro), ma non credo nemmeno nel “pericolo 5 Stelle”. Molti punti del programma, specie sui temi ambientali, mi soddisfano pienamente. D’altro canto mi piacerebbe vedere meglio oliati i meccanismi di democrazia interna.

Non approvo perciò l’imbarazzo di molte/i che non sanno come maneggiare la notizia che su 31 capilista eletti con Parlamentarie, 17 sono donne (il 55 per cento). Per me è un’ottima notizia, che merita il massimo rilievo. Per la prima volta nella storia di questo Paese, un movimento politico si presenta all’elettorato con teste di lista più femminili che maschili (poi vedremo il resto delle liste, ma mi pare un’ottima premessa).

Il che significa almeno due cose:

1. non è vero che il Movimento 5 Stelle è misogino

2. quando a scegliere sono i cittadini e non i maschi che dirigono i partiti, le donne passano e alla grande e non servono quote o altre azioni antidiscriminatorie, perché cittadine e cittadini credono nella loro competenza, nell’onestà e nella concretezza, e l’innovazione non può prescindere dalla femmilizzazione .

Dico anche una terza cosa: non ho mai pensato che con il Movimento 5 Stelle non sia possibile ragionare. Non capisco perché dovrebbe andare così, e in base a quale principio funzionerebbe questo ostracismo preventivo. Apprezzo molto quei politici, come Laura Puppato (che lo dice qui), Pippo Civati e Rosario Crocetta, che non aderiscono a questa posizione chiusurista.

Nel suo libro “La rivendicazione della politica” (Fuorionda) Civati parla della necessità di comprendere quella “iperdemocrazia” opponendosi a etichettature frettolose e difensive (“i fascisti del web”) e adottando una logica inclusiva.

Non so se i 5 Stelle hanno tutta questa voglia di farsi includere. So che mi piacerebbe vedere in opera una collaborazione programmatica, che è possibile su molti punti. E so che quelle 17 donne su 31 sono un fatto certo, che saluto con grande interesse.

Sperando che i partiti seguano l’esempio.

leadershit, Politica Novembre 23, 2012

Contro il “voto utile” (non è tempo di nasi turati)

Chi domenica voterà alle primarie del csx (ci si può preregistrare qui) lo sa:

c’è una forte pressione per il cosìddetto “voto utile”, concentrato sui duellanti Bersani e Renzi. Anche chi si riconosce maggiormente negli altri competitor, Puppato, Tabacci e Vendola, viene invitato a “non disperdere il voto” e a schierarsi di qua o di là.

Spiego perché questo supposto “buon senso” non mi convince affatto:

1. CENTRO E PERIFERIA   Questo iper-realismo diminuisce la ricchezza del voto e ostacola il cambiamento, che arriva sempre dalla “periferia”.

2.  VOTO “CONTRO”   Una quota considerevole di consensi per l’uno o l’altro dei principali competitor è un voto “contro”: voto Renzi non perché mi convinca, ma per fare fuori Bersani; voto Bersani non perché lo considero il più adatto alla premiership, ma perché devo arginare Renzi. I conti interni al partito rischiano di prevalere, ma il senso vero delle primarie è la scelta del possibile premier. Votare contro, o secondo queste logiche, fa scivolare in secondo piano il bene del Paese, che dovrebbe invece rimanere la stella polare.

3. THE WINNER IS…   Il vero vincitore del dibattitone su Sky -parere unanime- è stato il confortevole senso di squadra, l’idea di un team che tiene insieme le differenze in vista di un progetto unitario. Chi ha seguito in tv -io ero in studio- è andato a letto contento per avere visto non risse ma un costruttivo confronto di idee. Corrispettivamente, la vera vincitrice delle primarie deve essere la squadra. Ma quanto più il voto sarà polarizzato, tanto meno squadra avremo e tanto più “uomo solo al comando”, soluzione da sfuggire come la peste. L’offerta di “uomini soli” e di poche idee al comando dovrebbe bastarci e avanzare.

Il modo in cui ognuno di noi può contribuire al bene comune è portare autenticamente se stess*.Solo così il voto non è inutile.

Non è questo il tempo dei nasi turati.

p.s. Aggiungo un’altra considerazione, credo abbastanza “utile”. Parlando di governabilità, e osservando un Movimento 5 Stelle che tallona il Pd, potrebbe essere necessaria una o qualche figura del csx in grado di dialogare, almeno programmaticamente, con gli eletti di Grillo. Molto difficile che questa figura sia Bersani. Figuriamoci Renzi. Qualche possibilità, forse, per Vendola. Molte di più per Puppato.

 

Senza categoria Ottobre 29, 2012

E’ arrivato il freddo. Ed è arrivato Grillo

 

il trionfale tour di beppe grillo in sicilia. qui a catania

Sono solo exit poll, ma il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo sarebbe il primo partito a Palermo. Secondo le rilevazioni di PalermoReport.it e dell’emittente televisiva Trm il candidato governatore grillino Giancarlo Cancelleri otterrebbe oltre il 27 per cento. A seguire ci sarebbero Musumeci, Crocetta, Miccichè.

Accertato invece che quello dell’astensione è il primo enorme partito siciliano, al 52.58 per cento, ben oltre quanto previsto dai sondaggi che indicavano un 44-48 per cento di non votanti. Alla chiusura dei seggi si è recato alle urne il 47.42 per cento degli aventi diritto, pari a 2.203.885 elettori. Nel 2008 la percentuale fu del 66.68 per cento.

Quanto al boom di Grillo, vedremo a ore se l’exit poll sarà confermato, e com’è andata nel resto della Sicilia. Ma se è vero che Grillo ha stravinto, meglio non perdere tempo in analisi consolatorie tipo “la Sicilia fa caso a sé”. Non raccontiamoci balle. Se in Sicilia è andata così, al Nord potrebbe essere una valanga. Se Grillo ha vinto in Sicilia, stravincerà nel Paese: moltissimi salteranno sul carro del vincitore.

Insomma, la corda potrebbe essersi davvero spezzata, e il sistema dei partiti potrebbe essere sul punto di collassare.

In altre parole, una rivoluzione.

Aspettiamo, e vediamo.

Politica Agosto 31, 2012

Fujetevenne! (ragazzi con la valigia)

 

Sono un po’ avvilita, stamattina. Parli dei figli con altre madri e altri padri, ed è regolare: “Devono fare un’esperienza all’estero”. Sotto sotto sperando e temendo che a Londra, Parigi, Berlino o Shanghai, dopo aver imparato bene la lingua, lui/lei trovino un’occasione per non tornare più.

Risparmiare, tirare la cinghia per dare ai ragazzi questa chance, che vuole dire che se tutto va bene potresti anche averli tanto lontani, magari per sempre. Ho in mente una coppia di amici, con la loro unica amatissima figlia a lavorare in Cina, flosci come una pianta senz’acqua. Ora che si è trasferita in Europa, a un’oretta di volo, sembrano rinati.

Tantissimi di noi hanno alle spalle lontananze e bastimenti. Mia nonna Elena era nata americana di Pittsburgh. E’ tristissimo che ci debba ricapitare. Anche se li chiamiamo master, esperienze e così via. Dover dire a tuo figlio “Vattene”, quando invece vorresti tenertelo vicino (non è umano?). Fujetevenne: una volta era un destino che toccava soprattutto ai giovani del Sud. Ora tocca a tutti.

La cattiva politica, tra il molto male che ha fatto alle nostre vite, ha fatto anche questo. Perciò non sopporto l’idea che quelli che hanno fatto questa cattiva politica ritengano di avere il diritto di ritornare, pressoché tutti, liquidando con arroganza ogni volontà di rinnovamento. Perché chi ha fatto male oggi dovrebbe sapere fare bene?

Non sono semidei. Sono solo uomini -e quelle pochissime donne cooptate da uomini- che hanno mostrato di non essere all’altezza delle responsabilità che si sono liberamente assunti. Chi amministra male un’azienda, presto o tardi deve lasciare. Perché mai la regola non dovrebbe valere, e a maggior ragione, per chi ha amministrato male un Paese?

Non parlo di maggioranze e opposizioni. Parlo di un’intera classe politica, vecchia e fallimentare, che dovrebbe rassegnarsi a mollare. Non può essere che il legittimo desiderio di rinnovamento, condiviso dalla grandissima maggioranza delle cittadine e dei cittadini, venga tacciato di grillismo e liquidato sprezzantemente a parolacce. Sono loro, non i giovani, che se ne devono andare.

E se contano sulla rassegnazione fanno un grandissimo errore.

AMARE GLI ALTRI, Politica Luglio 15, 2009

GRILLEIDE

Ok, d’accordo, non si può non parlarne. Ditemi che cosa ne pensate della mossa di Beppe Grillo. Io per il momento mi taccio. A voi la parola. Pronti? Via.