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antonietta potente

esperienze, leadershit, Politica Gennaio 3, 2012

Arcobaleni dappertutto

Credo che il 2012 sarà per tutta l’Italia quello che il 2011 è stato per Milano: un anno intensamente politico, al quale spero parteciperemo tutti. Partirà una storica campagna elettorale, vedremo arrivare molti nodi al pettine. Arcobaleni dappertutto. Forse un po’ dei nostri due che arriverà fino a Roma

Tenetevi leggeri, pronti a volteggiare, a offrire il vostro contributo creativo, scaldate i motori, fuori dal cassetto progetti e desideri. Dovrà cambiare anche la politica, nasceranno un po’ ovunque quelli che la teologa Antonietta Potente chiama “piccoli laboratori creativi. Laboratori di idee, di affetto, di creatività... un punto importante nel passaggio da una democrazia rappresentativa a una democrazia partecipativa”.

La rete avrà una parte decisiva, non solo medium, soprattutto modello politico.

Insomma, io ho molta fiducia. Guardo dalla finestra questo gennaio sfolgorante. La luce appena nata, piena di promesse.

AMARE GLI ALTRI, Corpo-anima, Donne e Uomini, economics, lavoro, Politica Maggio 1, 2011

LEADERSHIT!

Scrive Henry Mintzberg sul “Financial Times”: ogni volta che usiamo la parola leadership dobbiamo tenere bene in mente che isoliamo un uomo per far sì che che tutti coloro che stanno intorno a lui diventino follower. Ma è proprio questo il mondo che vogliamo? Un esercito di seguaci?

Be’, le possibilità sono due: credere a chi, come la psicoanalisi lacaniana, ritiene che l’eclissi della funzione paterna ci sospingerà irresistibilmente verso il Bastone del dittatore e la definitiva passivizzazione -qui in Italia una certa esperienza l’abbiamo-; o al contrario confidare nella mutazione indotta dal web e dalle nuove tecnologie di comunicazione, diventare finalmente protagonisti delle nostre vite, farci spazio nel mondo, neuroni di un cervello planetario globale.

Andrea Vitullo, consulente filosofico, executive coach, docente a Venezia e a Torino, yogi e altro ancora, è convinto che la mistica della leadership sia da rottamare, determinazione espressa nel secco neologismo “Leadershit” con cui titola il suo nuovo saggio (Ponte alle Grazie).

Il leader non è l’eroe che crediamo, ma semplicemente un narciso patologico avvinghiato al proprio potere e bramoso di folle plaudenti: senza follower non è nessuno, come in ogni dialettica servo-padrone che si rispetti. Ed è dimostrato che non garantisce affatto l’efficacia dell’organizzazione di cui è alla guida. Insomma, il leader non è la soluzione, come molti credono (anche in politica): semmai è il problema. Specie da quando il paradigma –o paradogma- economico si è divorato tutto e il profitto è diventato la misura unica.

Senza leader si può? A che serve la vecchia piramide gerarchica, se oggi le cose che contano davvero viaggiano in velocità lungo i gangli di un network neurale e orizzontale? E se i soldi sono l’unico goal, che cosa ne è della vita? Domande epocali indotte dall’indebolirsi della visione maschile –fine del patriarcato- e dall’affermarsi di pratiche femminili, nei riguardi delle quali l’idea di leadershit riconosce un debito. Ed è proprio a 5 donne (Letizia Cella, Annarosa Buttarelli, Antonietta Potente, Lorella Zanardo, e pure me) che in conclusione del saggio sono affidati altrettanti “laboratori leadershit”.

Al posto dei leader “che usano il potere solo per maltrattare persone e mondo”, dice tra l’altro la filosofa Buttarelli, oggi servono “guide che vanno individuate, valorizzate e sostenute sulla base del loro agire disinteressato”.