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Donne e Uomini, media, Politica Marzo 18, 2012

Mattanza senza fine: aspettando la prossima vittima (che nel frattempo è arrivata)

mirko, 2 anni, figlio di daniela sulas, ucciso dal compagno della madre

L’ultima poche ore fa a Caselle Torinese, soffocata con un cuscino dal marito.

La penultima, Daniela Sulas -lei non è morta, è morto il suo bambino di 2 anni, Mirko, ucciso per punizione dal suo compagno Igor Garau, che poi si è suicidato- un paio di giorni fa in Sardegna: molti organi di stampa hanno titolato “raptus di gelosia”.

La prossima vittima la stiamo aspettando, nell’assoluta impotenza.

All’escalation insopportabile di femminicidi -questo 2012 si prospetta da record– fa da contrappunto l’insensibilità dei media degli uomini che si limitano a registrare i casi di cronaca, 1+1+1, senza dismettere quel vocabolario -delitto passionale, raptus di follia, dramma della gelosia- che ormai si presenta come un vero e proprio apparato ideologico con la funzione di contenere l’allarme, ostacolando una lettura appropriata della mattanza –colpo di coda del patriarcato– e la formazione di una coscienza individuale e sociale.

E la colpevole indifferenza della politica degli uomini, che non pone in atto alcuna strategia di prevenzione.

Se i giornali e la tv fossero anche delle donne, se la politica fosse anche delle donne, le cose andrebbero diversamente.

Vi ripropongo qui un mio editoriale pubblicato sull’ultimo numero di “Comunicare il sociale”, allegato al “Corriere del Mezzogiorno”.

 

Una + una + una… in un anno fa 127.

127 donne italiane uccise, una ogni 2 giorni, da mariti, fidanzati o ex, da fratelli o padri.

127 delitti scelleratamente definiti “passionali”-non era meglio quando si parlava senza infingimenti di delitti d’onore?- e “notiziati” in ordine sparso nelle cronache.

Bisognerebbe metterli tutti insieme, comporre idealmente un paginone di quotidiano con i volti di tutte queste donne per raccontare il femminicidio per quello che è: una gravissima questione sociale e politica che il nostro Paese non sta affrontando in modo adeguato, emergenza di un’enorme violenza diffusa, variegata e sottaciuta che colpisce una donna su 3.

Quel pochissimo che stiamo facendo, e che Rashida Manjoo, inviata dell’Onu è venuta recentemente a indagare, non sta affatto funzionando.

Siamo capaci di riconoscere l’esistenza del razzismo, perfino quella dello specismo, ma il sessismo resta un tabù.

Stefania Noce, ammazzata da un fidanzato che “l’amava più della sua stessa vita”, è diventata un simbolo.

Non solo perché era conosciuta come giovane femminista di “Se non ora quando”, ma soprattutto perché la sua storia dimostra che la consapevolezza non basta a salvarti la vita.

E’ solo la consapevolezza degli uomini che può salvarci la vita. E’ solo l’assunzione da parte loro della violenza sulle donne come questione maschile.

Dice Marisa Guarneri, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano –uno degli storici centri antiviolenza che da anni non ricevono più finanziamenti- che “ci vogliono uomini che controllino gli uomini”, intendendo forze dell’ordine che fermino gli stalker, assassini annunciati.

Ma ci vogliono anche uomini, tanti, che sappiano dire “I care”, che non voltino più la faccia dall’altra parte, disposti ad assumere il problema e a riconoscere che la violenza non può più essere letta come la patologia di alcuni.  

E se è vero che il disagio di cui le donne subiscono le terribili conseguenze è maschile, è su questo disagio che si deve lavorare.

Anche il lavoro di prevenzione va ri-orientato sugli uomini e fra-uomini”. 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, media, Politica Febbraio 28, 2012

Io ti odio, Inps

Dunque, ieri sera arriva mia mamma tutta agitata perché l’Inps le ha mandato una lettera in cui le dice che se lei non ha il PIN deve “attivarsi per il rilascio, considerato che dal mese di aprile 2012, per esigenze di risparmio, il dettaglio dei pagamenti delle rate di pensione non viene più inviato attraverso gli Uffici pagatori (Poste e Banche). Può richiedere il Pin collegandosi alla homepage del sito dell’Inps attraverso l’apposita funzionalità denominata “Il PIN online” eccetera.

Mia mamma non ci ha capito niente, ha solo capito che c’entra Internet, e quando c’entra Internet si agita, perché deve chiedere a me, e invece lei tiene molto a cavarsela da sola.

Verosimilmente il 90 per cento delle persone anziane di questo Paese non va online: perché non è capace, perché non ha un computer, perché non può pagarsi l’abbonamento a Internet. In Italia il digital divide è ancora molto forte, solo 53 italiani su 100 sono online, e il 90 per cento dei giovani è connesso (verosimilmente una quota analoga di anziani è sconnessa).

Non ci vuole una gran scienza, insomma, a capire che lettere come queste scaraventano nel panico i nostri vecchi, che devono chiedere ai figli, se ne hanno (in questo Paese tutti i problemi vengono scaricati sulle famiglie, ovvero sulle donne, anche se poi è difficile che i giovani possano permettersi di farsene una). In caso diverso, non sanno come accidenti fare: ce ne sono tanti, soli.

Quindi: o ci si fa carico di alfabetizzare gli anziani, si dà loro un computer e una connessione gratuita, o non li si mette in queste difficoltà.

Furibonda, chiamo l’ufficio stampa Inps e dico all’addetta quello che ho scritto qui. Lei annaspa. Mi dà ragione: “Anch’io ho i genitori anziani, sa?”. Poi tenta una difesa: “Possono sempre rivolgersi ai Patronati”. Poi riannaspa: “Non sono io a prendere queste decisioni”.

Ok, amica, ma tu sei lì. Dì quello che pensi. Fatti carico della cosa. Assumiti la tua responsabilità.

Ci sarà stato pure qualcuno, lì,  a cui sarà venuto in mente che questa decisione era ingiusta: perché non si è opposto?

Mandiamo giù qualunque cosa, in questo Paese. Anche questi gesti di inimicizia nei confronti di persone fragili, ulteriormente infragilite dall’essere escluse dalla rivoluzione informatica.

Io li odio, quando fanno così.

esperienze, leadershit, media, TEMPI MODERNI Febbraio 25, 2012

Facebook: un*, nessun*, centomila

amici di facebook

Una cosina leggera, in apparenza -ma solo in apparenza- facile facile. per il we.

L’altro giorno ho speso del tempo prezioso a dibattere su una pagina Facebook con alcun* altr* che sostenevano una posizione avversa alla mia.

Poi ho scoperto che quest* alcun* altr* erano sempre la stessa persona, che si firmava con svariati nick ed era corrispettivamente titolare di svariate pagine Fb.

Domanda: è corretto? Io uso sempre il mio nome, mi ci metto tutta, quando sbaglio e quando ho ragione. La prendo come un’assemblea in presenza, dove non è consentito che la stessa persona intervenga più volte con nomi diversi, dando ragione a se stessa. A meno che non si tratti di un penoso caso di personalità multiple.

Seconda domanda: il fatto che si dibatta alla pari su Fb -anche senza barare, come nel caso che dicevo- significa che siamo tutt* uguali? che valiamo tutt* allo stesso modo? e questo appiattimento che cosa comporta?

Svolgimento.

Donne e Uomini, media, Politica, tv Febbraio 18, 2012

A tutte le blogger italiane

A tutte le blogger (e anche ai blogger di buona volontà).

Penso a Lorella Zanardo, alla 27a ora, a Loredana Lipperini, alle tantissime che fanno uno straordinario lavoro sulla rete (ma sui giornali hanno pochissima voce): ogni giorno nasce qualcosa di nuovo tra le donne online, su Facebook e su altri social network, tanto che non è possibile seguire tutte, ed è un vero peccato.

La farfalla di Belen inquadrata in primo piano e in primetime (e i manifesti di Miss Patata affissi nelle nostre città, l’ex presidente dell’Ordine dei Giornalisti e attuale vicepresidente del Salone del Libro di Torino Lorenzo Del Boca che pubblica culi sulla sua pagina Fb, tanto per dirne solo alcune) dimostra che la “dignità delle donne” non interessa più a nessuno, e che l’alto monito del Presidente della Repubblica ai giornalisti è caduto nel vuoto.

Caduto Berlusconi il machismo della nostra politica, delle nostre istituzioni, dei mass media sopravvive intatto, e torna impunemente a manifestarsi all’inizio di quello che sarà un anno cruciale per le donne di questo Paese.

Nel 2013 si va al voto. Verosimilmente il numero dei posti nelle nostre istituzioni rappresentative diminuirà (è già così per gli enti locali): tradotto, altro che 50/50, vuole dire che la rappresentanza femminile, già scandalosamente esigua, rischia addirittura di diminuire.

Il 13 febbraio i partiti l’hanno già serenamente archiviato.

Una rappresentazione indegna delle donne e del loro corpo e il ricorso a stereotipi umilianti non è sono solo terreno di coltura di misoginia e violenza, ma svolgono anche la preziosa funzione di tenere le donne al loro posto, negando la loro forza e la loro competenza, indebolendole e infiacchendole.

Tutte noi blogger, insieme pur nelle differenze che resterebbero intatte, possiamo costituire la punta di diamante della resilienza a questo meccanismo misogino, vigilando, analizzando, attivandoci insieme per denunciare, stigmatizzare e anche punire, sottraendo consenso.

Questa unità di analisi e di intenti che si è espressa spontaneamente nel caso della squallida vicenda di Sanremo (vedi i post di 27a ora online e sul Corriere cartaceo, Flavia Perina oggi su Il Fatto, i miei post e molto altro), dimostrazione che ci siamo, e che ci muoviamo nella stessa direzione, sarebbe enormemente potenziata da un coordinamento attivo, che ci veda muoverci insieme sui temi rappresentazione /rappresentanza, strettamente interconnessi.

Insieme possiamo moltissimo.

Attendo di sapere che cosa ne pensate. Diffondete, se ritenete.

Buon lavoro, e gratitudine per tutte.

Aggiungo qui una precisazione che può essere utile: non si tratta di costituire una nuova rete. Si tratta solo che alcune di noi, che ritengono cruciali le questioni rappresentazione/rappresentanza (viste nella loro connessione) e che ne scrivono singolarmente, adottino una firma collettiva per postare sull’argomento,  proponendo ai propri lettori e condividendo in rete e nei social network come abitualmente facciamo da singole. Si tratta di unire periodicamente le nostre firme e i nostri “pubblici” per dare maggiore forza a opinioni, riflessioni ed eventuali iniziative. Alcune esperienze di questo tipo nel recente passato (per esempio il lavoro condiviso tra Lorella Zanardo e me su Expo, che ha avuto risonanza internazionale, dall’Australia alla Spagna, e ha costretto il segretario generale del Bie a un pubblico impegno) ci incoraggiano in questo senso. E’ una cosa in più, non “invece di”, che si aggiunge e si connette al fitto lavoro della rete.

Oltre a Lorella Zanardo e Loredana Lipperini, aderiscono all’idea Giovanna Cosenza, Manuela Mimosa Ravasio e altre (daremo al più presto l’elenco completo, mi scuso se non sono in grado di farlo ora, e preciseremo il “format” dell’inizativa).

Chiunque sia interessata si faccia viva. Grazie.

 

media, Politica Febbraio 16, 2012

Milioni come noccioline

walter lavitola con il "suo" giornale

“Se vuoi mantenere un segreto, fallo pubblicare sull’Avanti“: vecchia battuta che la dice tutta sulla diffusione di quella testata. Che però a qualcosa è servita, se è vero che il senatore Sergio De Gregorio e Walter Lavitola ci hanno guadagnato 23 milioni e rotti, sfilati direttamente dalle mie, dalle tue, dalle nostre tasche, amic* che leggi.

Si vede che al Dipartimento sull’Editoria della Presidenza del Consiglio la battuta non la conoscevano.

Ora avrei una domanda (ingenua, lo so, ma la faccio a maggior ragione, perché credo che abbia un senso che va seguito): che cosa se ne fa un essere umano di tutti quei soldi?

E un auspicio: che se sarà accertato che questi signori hanno ciuffato tutti questi soldi, li restituiscano con gli interessi maggiorati, e che il maltolto tornato nelle casse delle Stato sia destinato con grande pubblicità a un obiettivo ben identificato.

Una mezza pagina sui quotidiani che annunci: “Lo Stato Italiano ha il piacere di comunicare ai cittadini che con i soldi restituiti da De Gregorio e Lavitola si edificheranno tot asili, si sosterranno tot famiglie con invalidi, o per stare a tema, si pagheranno tot stipendi a tot giovani giornalisti, tipo quello che sta sotto scorta per avere scritto pezzi che gli venivano pagati 5 euro l’uno”.

Corpo-anima, Donne e Uomini, media Febbraio 15, 2012

Se questo è il Presidente (dei giornalisti)

Questa che vedete è un’immagine tratta dalla bacheca Facebook di Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dal 2001 al 2010.

Ha trovato l’immagine molto suggestiva e l’ha condivisa con entusiasmo. Vi risparmio i commenti postati da numerosi gentiluomini suoi amici.

Dunque questo signore ha rappresentato per un decennio i giornalisti e le giornaliste italiane, e con la massima nonchalance, ignaro dell’abbondante discorso pubblico prodotto dalle donne sul tema della dignità e della reppresentazione dell’immagine femminile, dimentico del 13 febbraio e di quello che ha rappresentato nel nostro Paese, totalmente a suo agio in un immaginario da trivio, bypassa ogni dettato deontologico e pubblica questo bel culo sulla sua bacheca. Meglio ancora: il culo di una signorina intenta a spignattare. Di più non si può desiderare.

Se questo è il Presidente dei giornalisti, o quanto meno lo è stato a lungo, in che cosa possiamo sperare, amiche e colleghe? Vi chiedo scusa a nome della mia categoria.

Forse Del Boca era ancora in carica quando il Presidente Napolitano, il 14 aprile 2010, parlando di donne e media ha affermato:

«Uno stile di comunicazione che offende le donne nei media, nelle pubblicità, nel dibattito pubblico può offrire un contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali, verbali e fisiche, se non veri e propri atti di violenza anche da parte di giovanissimi».

Quel giorno lui dov’era?

esperienze, media, Politica, Senza categoria, tv Dicembre 14, 2011

Non dire B. Neanche se sei B.

Servizio Pubblico di Michele Santoro non sta andando come si sperava. Dal 12 per cento del debutto è sceso intorno al 5 per cento di share. Il sogno del terzo polo tv non si infrange, ma fa una certa fatica. Qualcosa andrà rivisto, a partire dallo zoccolo duro di un milione e something di telespettatori, audience comunque ragguardevole.

Gira voce di altri importanti organi di informazione che stanno registrando cali preoccupanti e repentini. La caduta del Cav. non fa male solo ai suoi amici, ma pure ai suoi nemici.

Venute meno le ragioni dell’antiberl. -non lo dico per intero, non si sa mai…-, crolla anche l’appeal di lo ha cavalcato per anni, per fede o per business. Comici che non sanno più su cosa performare -perfino Benigni da Fiorello è stato moscio-, giornali che non sanno più di che parlare, manifestanti che non sanno più contro chi manifestare, oppositori professionisti che non sanno più a chi opporsi.

Le avvisaglie c’erano già da qualche mese: già la scorsa estate un sondaggio Demetra verificava che la parola B. si piazzava bene tra quelle da archiviare, insieme a partiti, Padania,  stato, individuo e veline. Guardate le prime pagine dei giornali, che nominano il Cav. giusto lo stretto indispensabile.

Forse anche B. oggi non userebbe il brand B.

Si dovrebbe imparare a parlare “per”, e non solo “contro”. Parlare “contro” è una forma di resa al nemico. E quando cade lui, incespichi pure tu.

Riflettere attentamente su questo.

 

Donne e Uomini, media, TEMPI MODERNI Novembre 11, 2011

Porco maschio troll

Un blogger maschio, Paolo Baldini, sul Corriere di oggi (“Misoginia online”, pag. 33) parla di noialtre blogger femmine, e dei troll che ci perseguitano. E’ un fenomeno mondiale e piuttosto studiato: che fare? affrontare o censurare?

Qui noi ce ne intendiamo, vero? E potrei dire al collega Baldini e a tutti che i troll misogini sono sostanzialmente di tre tipi:

1. i violenti, gli odiatori di donne puri, quelli che nascosti dai nick ti danno della p…a e altre cose del genere. Quelli che se non gli dai ragione esplodono furiosamente -nella vita reale sarebbero botte-, come quel tal Roberto Mazzuchelli che su Facebook scrive, rivolto a me e ad altre donne che stanno discutendo: “Ma allora hanno ragione quelli che dicono che le donne hanno un neurone solo!”. Bloccato.

2. i negazionisti: questi sono militanti veri pro-patriarcato e anti-misandria, organizzati in blog sfigatissimi dove non va nessuno, che cercano in ogni modo di dimostrare in modo più o meno garbato che le donne stavano molto meglio prima quando agli uomini era permesso essere “veri” uomini, e che oppressione, emarginazione, sfruttamento e violenza sono tutte balle. Uno che per esempio mi ha sottoposto una sfilza di domande assurde via Facebook, e poiché io mi ostinavo a non rispondergli ha provato con le brutte: “Marina, str..a, perché non rispondi alle mie domande?”. (bloccato) O come quest’altro, autore di questa formidabile cretinata: “Marina, stai prendendo un granchio enorme: sono meno di 200 le donne che ogni anno in Italia perdono la vita per mano maschile… Il cancro è invece responsabile della morte di migliaia di donne ogni anno in Italia e nel mondo”.

3. i paternalisti: quelli che chiosano ogni cosa che tu dici, che commentano il tuo stile, che ti spiegano bonariamente che cosa devi pensare-dire-fare, a cui dà un terribile fastidio la tua libertà di pensiero: e anche qui, guai se obietti, perché partono i vaffa. (bannati). Sono i più insidiosi, perché si presentano amichevolmente, salvo strapparsi la maschera quando non li assecondi e non gli dici “Certo, caro. Hai ragione tu, caro”.

Tutti questi uomini compongono online la questione maschile. La stessa che vediamo, sperimentiamo, subiamo offline. La debolezza, la paura che diventa violenza. Non soltanto non sono disposti ad ascoltare e non sopportano il tuo protagonismo intellettuale e politico, ma basta che tu reagisca fermamente perché perdano il controllo e partano insulti e minacce (le mani online non le possono menare). 

E poi ci sono tutti gli altri, sempre di più. Uomini a cui non serve, per sentirsi uomini, darsi continue prove di saper tenere le donne “sotto”. Uomini che sono stanchi del modello patriarcale, che le donne le vogliono al loro fianco, con tutta la fatica che questo comporta. Perché hanno capito che anche a loro conviene così. Noi li amiamo.

p.s. Solo un appunto al collega Baldini, quando dice: “Difendo le donne… dall’incivile misoginia della rete. Dall’assalto dei troll anti-minoranze“. Noi non siamo affatto una minoranza. Noi siamo la maggioranza.